Byron
Category : Storie a lieto fine
Cari amici,
la vita per me è iniziata in un modo un po’ travagliato: sono nato a maggio ma in luglio ero in ENPA salvato dai volontari dopo avere avuto un incidente. Perché? Non ricordo, forse sono scappato dalla mamma o forse sono stato abbandonato. Sta di fatto che ero messo malino. Sono stato ricoverato in clinica per un po’ e poi messo nella mia gabbietta, nutrito e pulito ma mi sentivo un po’ solo nonostante i volontari, che ringrazierò sempre, mi venissero a trovare più volte al giorno.
Una sera, poco più di un mese fa, ho visto per la prima volta le mie nuove compagne di vita: erano venute a trovare Bacucca, la micia che abitava al piano sotto di me nel nostro specialissimo condominio. Nei 2 mesi che sono stato in Enpa sentivo parlare di adozione a distanza e avevo capito che alcuni umani avevano deciso di aiutarci devolvendo qualche soldino per la nostra pappa, il dottore e tutte quelle cose che possono servirci e, soprattutto, una volta al mese potevano venire a trovarci.
E loro quella sera erano venute a conoscere Bacucca, nuova adottata perché la piccola Embolo aveva trovato casa. A quel punto ho deciso di fare il ruffiano, così ho cominciato ad allungare la zampetta e a fare delle fusa così forti che alla fine sono riuscito a farmi aprire la gabbietta e ricevere qualche coccolina anche io, e quando ho sfoggiato il mio sguardo le ho incantate… o almeno pensavo così… ma poi sono andate via.
La sera successiva però sono tornate a trovarmi: questa volta è venuta la responsabile delle adozioni e sentivo che il tono eraByron diverso. C’era qualcosa di più ufficiale, parlavano di carte da firmare, dottore, punture, pappa… ma niente nemmeno questa volta, sono andate via salutandomi e salutando Bacucca.
Ma il terzo giorno un’altra volontaria è venuta a prendermi e mi ha messo in una gabbietta piccolina che poi ho capito si chiama trasportino: in quel momento mi sono spaventato tanto anche perché sono tornato nella clinica. Lì mi hanno visitato e mi hanno fatto una puntura per inserirmi il microchip: non ne ero entusiasta ma così, se dovessi perdermi ancora, potranno riportarmi a casa perché lì c’è il mio nome – Byron – e quello della persona responsabile.
Tremavo un po’ ma poi le ho viste: i miei occhi in modalità “gatto con gli stivali” avevano sortito l’effetto sperato! Siamo usciti da Enpa e ho sentito tanti odori nell’aria: a quel punto non capivo più dove fossi, vedevo tante cose nuove intorno, rumori strani, alcuni anche fastidiosi come i clacson ma mi sentivo già sicuro perché le persone sedute vicine a me intorno parlavano con me e cercavano di farmi stare tranquillo… insomma, facile per loro, ma io non sapevo cosa mi stesse succedendo!
A un certo punto non ho più visto il mondo muoversi (poi ho scoperto che eravamo noi a muoverci perché eravamo su una macchina), hanno preso il trasportino, siamo entrati in un posto nuovo e hanno aperto la gabbia: mamma mia che paura! Non riconoscevo più niente e nessuno. Nessun odore famigliare, la mia gabbietta piccolina ma confortevole che mi dava sicurezza non c’era più e al suo posto c’era un sacco di spazio dove temevo di perdermi. Le mie padrone avevano preparato uno scatolone per farmi riparare ma di spazi chiusi non ne volevo più sentire parlare, così sono scappato sotto il lavandino dove mi sentivo sicuro, anche se ora capisco che non avevo nulla da temere e soprattutto che non era il posto sicuro che pensavo fosse!
Le mie padrone hanno cercato di avvicinarmi con la pappa – che comunque ho mangiato, non si sa mai – la pallina, qualche giochino. Ero tentato, ma la paura era più forte. Poi nella notte mi sono mosso, solo con la complicità delle tenebre e la mattina mi è sembrato tutto diverso. Ho cominciato ad avvicinarmi e a giocare con le mie nuove padrone, ho mangiato e ho capito che avevo trovato la libertà.
E’ da poco più di un mese che vivo nel mio nuovo appartamento ma sono già il principe di casa: non mi manca niente, la pappa è buona e varia, posso andare dove voglio, ho i miei topini e le palline con cui giocare ma da solo è comunque un po’ noioso. Di giorno dormo e gioco ma se c’è qualcuno in casa mi piace interagire e mi diverto molto, anche i miei amici umani si divertono tantissimo e fanno a gara per prendermi in braccio, coccolarmi e strapazzarmi un po’.
Insomma, credo che potremmo chiederci: chi ha fatto 6 al superenalotto? Io che ho trovato casa o gli umani che hanno trovato me? Una risposta ce l’avrei ma lascio a voi la scelta…
Byron