Category Archives: Consigli

  • -

A proposito di nutrie: alcuni documenti da consultare per essere bene informati!

Category : Animali selvatici

Nei giorni scorsi abbiamo inviato una lettera al Comune di Milano per chiedere la sospensione immediata dell’abbattimento delle nutrie presenti al cimitero di Lambrate.

A tal proposito, insieme ad altre associazioni desideriamo porre l’attenzione su articoli e documentazione che vi consentano di approfondire la “questione nutrie”, in particolare in relazione ai metodi alternativi all’abbattimento e alla sterilizzazione e in relazione all’etologia delle nutrie stesse, al fine di sfatare false credenze e di poter in futuro immaginare interventi adeguati e magari anche concertati tra le regioni in cui le nutrie risiedono

Di seguito si suggerisce la lettura dei due lavori, prodotti, rispettivamente, da Cristina Marchetti, veterinaria forense dell’Università di Parma e da Barbara Faccini, geologa dell’Università di Ferrara, che da anni si occupano di nutrie:

  1. Marchetti C., Cantoni A. M., Bracchi P. G., Corradi A. (2012). Nutria (​Myocastor coypus): anatomia, fisiologia, etologia, patologia. Ricerca di soluzioni sostenibili per il controllo numerico della popolazione.  Ann. Fac. Medic. Vet. di Parma XXXII, 77-127. Dal seguente link è scaricabile il full-text in pdf: https://www.researchgate.net/publication/338610855_ANNALI_DELLA_FACOLTA%27_DI_MEDICINA_VETERINARIA_DI_PARMA
  1. Barbara Faccini “La riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua come strumento di controllo numerico della nutria (​Myocastor coypus)” inserito come allegato, da p. 16 a p. 37, al pdf di Giuseppe Monticelli “Osservazioni al “Piano di gestione nazionale della nutria Myocastor Coypus – (art. 22 c.3 D. Lgs. 30/2017)” https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/Commenti_Nutria_Monticelli_14052018.pdf

Inoltre, per quanto concerne soprattutto gli aspetti legali e la giurisprudenza a riguardo, di seguito un Vademecum redatto e aggiornato da Giuseppe Monticelli (Pareri ISPRA e specie alloctone 2020 – Giuseppe Monticelli).

Infine, si segnala che in Lombardia il Piano Regionale di contenimento ed eradicazione della nutria 2018/2020 dovrebbe essere ormai in scadenza e che, a monte, la “questione nutrie” andrebbe affrontata in Europa, laddove la nutria è stata inserita nella “Lista delle Specie esotiche invasive di Rilevanza Unionale” https://www.specieinvasive.it/index.php/it/ e https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/notizie-e-novita-normative/notizie-ispra/2018/04/on-line-il-sito-sulle-specie-esotiche-invasive e laddove andrebbero quindi cercati gli strumenti per intervenire in modo efficace e duraturo.

A tal proposito si rimanda alle osservazioni  presentate alla Commissione europea nell’aprile 2019 dalla LAV sulla mancanza di criteri validi perchè la Nutria rimanga nell’Elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/2124-Update-of-the-list-of-Invasive-Alien-Species-of-Union-concern/F461919

e il Regolamento (UE) N. 1143/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32014R1143&from=RO

 

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

I consigli di ENPA Milano per proteggere i pets dal caldo

Category : Consigli stagionali , News

A patire la canicola non sono soltanto gli uomini ma anche gli animali. Cani e gatti non “sudano” come noi e per abbassare la loro temperatura corporea (già normalmente intorno ai 38,5°) aumentano i ritmi respiratori. Pertanto si deve sempre garantire loro un luogo ombreggiato e ventilato, acqua fresca, cibo leggero e facile da digerire.
Ecco allora alcune semplici regole per garantire un’estate serena anche ai nostri animali:

1) Non “dimenticare” mai un animale incustodito dentro l’auto: in questo periodo la temperatura interna dell’abitacolo sale rapidamente, anche con i finestrini aperti, e può raggiungere fino a 70°. Lasciarli nell’abitacolo dunque è una disattenzione che può condannare l’animale a morte, mentre il proprietario rischia una denuncia penale e il sequestro dell’autoveicolo.

2) Se si dovesse notare un animale chiuso all’interno di un’automobile prestare attenzione ai sintomi tipici del colpo di calore (problemi di respirazione, spossatezza generalizzata). In questi casi un intervento immediato può salvargli la vita: se non si riuscisse a rintracciare nell’immediatezza il proprietario dell’autovettura, chiamare subito le forze dell’ordine. Fino al loro arrivo, è necessario cercare di creare dell’ombra all’interno del veicolo, sistemando ad esempio alcuni giornali sul parabrezza e, nel caso in cui i finestrini non dovessero essere completamente chiusi, versando dell’acqua all’interno per bagnare l’animale e farlo bere. In casi estremi è accaduto che cittadini abbiano rotto il finestrino dell’automobile per soccorrere il quattrozampe ed evitargli una morte atroce. Questo gesto può comportare delle conseguenze anche gravi per chi lo compie se non è dimostrato l’assoluto stato di necessità: per questo è importante essere cauti e tenere questo comportamento come ultima soluzione.

3) In caso di ipertermia (la pelle scotta, l’animale barcolla o ha difficoltà a respirare) è necessario abbassare repentinamente la temperatura corporea bagnando l’animale con acqua fresca e applicando nell’interno coscia sacchetti di ghiaccio o altri materiali refrigeranti, con la precauzione di ricoprirli sempre con del tessuto per evitare di ustionare la pelle del cane o del gatto con il ghiaccio.

4) Non costringere i cani a sforzi eccessivi. Sono assolutamente da evitare le passeggiate nelle ore più calde della giornata: oltre al colpo di calore, l’animale può scottarsi le zampe sull’asfalto arroventato. E’ indispensabile portare sempre con sé una bottiglietta di acqua e una ciotola. Da evitare anche le gare o le attività sportive.

5) I nostri animali sono soggetti alle scottature solari, specie se vengono impropriamente tosati nella stagione estiva. Fare quindi molta attenzione e chiedere sempre consiglio al veterinario prima di eseguire tosature casalinghe nei periodi più caldi dell’anno.

6) Per i pesci da acquario Enpa, seppur contraria alla cattività degli animali, ricorda a chi possiede un acquario di non esporlo mai al sole diretto, cambiando l’acqua regolarmente ed avendo cura di togliere le alghe che si formano. Chi avesse un laghetto in giardino deve riempirlo regolarmente per compensare l’evaporazione e sostituire così l’ossigeno perso. Lo stesso vale per canarini e criceti che non devono mai essere lasciati sul balcone al sole diretto; le gabbie vanno posizionate in un luogo fresco, arieggiato e ombreggiato, ricordando sempre che gli animali non convenzionali non riescono ad avere benessere nelle nostre case.

7) Attenzione a insetti e parassiti che sono tipici dell’estate: meglio applicare preventivamente un antiparassitario adatto alla specie e alla taglia. Per i cani è fondamentale prevenire le punture dei flebotomi (sono simili alle zanzare) che possono trasmettere la leishmaniosi. In commercio sono disponibili anche preparati a base di olio di Neem, potente disinfettante e antiparassitario, che non presenta alcuna controindicazione anche per i soggetti più sensibili, ma comunque fatevi sempre consigliare dal vostro veterinario che saprà indicare la scelta più opportuna, anche sulla base di una visita di controllo che è opportuno fare prima di viaggi e spostamenti. Questo discorso vale anche per i conigli e le cavie ed è necessario ispezionare attentamente ogni giorno l’animale tenere pulito il luogo in cui vivono e cambiare almeno ogni due giorni la lettiera o il fondo.

SCARICA IL PDF

 

Irene Franco

Direttore Sanitario

Clinica ENPA Milano

 

 

 

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

  • -

Introduzione di un nuovo gatto in casa

Category : Consigli per gatti , News

L’introduzione di un gatto in un nuovo ambiente do­mestico, dove vivono altri gatti, è un processo che può richiedere da pochi giorni ad alcune settima­ne o mesi. Seguire questo specifico protocollo vi aiu­terà a rendere l’introduzio­ne il più possibile senza problemi.

FEROMONI: Sono sostan­ze utilizzate dai gatti per la comunicazione tra di loro e verso loro stessi. Non sono percepibili da altre specie. Tra i vari feromoni, uno di particolare importanza, è quello che i gatti rilascia­no nell’ambiente, quando strusciano il muso contro gli oggetti. Tale feromone serve ad indicare loro, ogni volta che passano in quel luogo, che l’ambiente è si­curo. In commercio esiste un preparato sintetico a base di tale feromone, fe­liway, che può essere mol­to utile quando vogliamo introdurre un nuovo gatto, in un ambiente in cui non vi sono altri gatti. Consigliabi­le iniziare ad utilizzare il fe­liway già da un paio di set­timane prima, così che tale feromone sia già presente nell’ambiente. Il feliway esi­ste in forma di diffusore, da collegare ad una presa elettrica non coperta da mobili o altro, copre circa 60mq2 di casa, oppure di spray.

Altro Feromone molto importante nella vita dei mici è quello rilascia­to dalla mamma dalle ghiandole intermammarie specialmente durante l’allattamento. Tale fero­mone, che appartiene alla clas­se delle apaisine, contribuisce alla formazione del legame con la madre, oltre a donare al micio una sensazione di benessere, che abbassa rapidamente il suo livello di stress.

In commercio esiste un prepara­to sintetico a base di tale feromo­ne chiamato Feliway Friends può essere messo sia dove vivono i gatti, che nella stanza dove ini­zialmente starà il nuovo arrivato, per garantire una corretta intro­duzione graduale dei due mici.

Se invece non abbiamo gat­ti, non è obbligatorio preparare una stanza ad hoc, ma lo stes­so consigliabile, così come l’uso di feliway, il micio, infatti, si può abituare più facilmente ad un am­biente piccolo.

Il feliway non va mai spruzzato di­rettamente sui gatti.

Una volta che avete portato a casa il nuovo micio seguite que­sti step:

  1. Tenete il nuovo gatto nella stanza separata che avete prece­dentemente attrezzato con cioto­le di cibo (secco a disposizione, umido un paio di volte al giorno dato da voi, utile per stabilire una routine con il micio) e acqua, una lettiera (lontano da cibo e acqua), un graffiatoio, una cuccia (anco­ra meglio se fatta con una sca­tola di cartone e delle coperte dentro, così il gatto si può anche nascondere lì), giochi e percorsi sopraelevati (per es. mensole). Permettete al gatto di esplorare il nuovo ambiente da solo.
  2. Inizialmente non fate interagi­re i gatti tra loro, ma iniziate a far percepire la rispettiva presenza scambiando i loro odori lasciando un panno preventivamente strofi­nato nella zona del muso (mento e guance) e del dorso (base della coda) dell’altro micio, nei rispetti­vi ambienti dei due gatti.
  3. Osservate la loro reazione e successivamente scambiate la cuccia e altri oggetti tra i gat­ti per mescolare i loro odori, nel frattempo i due mici avranno co­minciato a percepire la rispettiva presenza anche da eventuali vo­calizzi emessi.
  4. Per scambiare ulteriori odori, strofinate un panno sulla faccia e corpo (specialmente le guance e la base della coda) del nuovo micio e dell’altro/degli altri gatti di casa. Quindi strofinate con que­sto panno la porta e gli angoli dei mobili, in modo da spargere que­sto odore nell’ambiente.
  5. Permettete al nuovo arrivato di esplorare nuove zone della casa, mentre tenete l’altro/gli altri gatti lontani.
  6. Iniziate brevi introduzioni visive tra i gatti, contenuti ognuno in una gabbietta, o attraverso la porta della stanza dove risiede il nuovo gatto, aprendola semplicemente di un dito. Fatelo per brevissimo tempo, diverse volte al giorno, e premiate i gatti per il fatto di stare tranquilli. Se notate con­tinue risposte aggressive, smettete di fare l’introdu­zione visiva, forse avete proceduto troppo in fretta. Se l’aggressività è molto elevata rivolgetevi ad uno specialista.
  7. Una vola che i gatti sem­brano tollerare la propria presenza e non mostrano posture aggressive, potete passare alla fase di contat­to fisico, lasciandoli intera­gire liberamente tra loro in una stanza sotto la vostra supervisione.
  8. Siate preparati ad inter­venire se dovesse esserci un aumento dell’aggressi­vità, lotta o inseguimenti, utilizzando metodi di di­strazione indiretta (un ru­more, acqua spruzzata da una bottiglia) o una coperta per contenere il gatto ag­gressivo. Non cercate mai di contenere un gatto agi­tato ed aggressivo diretta­mente, dato che potrebbe ridirigere la sua aggressivi­tà contro di voi.
  9. Non fate interagire i gatti senza supervisione, fino a quando non avete notato diverse interazioni tra loro senza alcuna aggressività e i gatti appaiono calmi alla presenza l’uno dell’altro, nel frattempo quando non interagiscono, il nuovo mi­cio continuerà a stare nella sua stanza.
  10. Continuate a mante­nere il nuovo micio e i gatti residenti in stanze sepa­rate per mangiare, finché non notate che non ci sono mai aggressioni e appaiono sempre tranquilli quando sono vicini.
  11. Giunto il momento di dargli da mangiare nella stessa stanza, non mette­te le ciotole vicine, questo potrebbe creare uno stress cronico per i gatti.
  12. Se il nuovo micio non si integra bene in casa e ci sono episodi di aggressività tra gatti nonostante abbiate seguito le istruzioni, contat­tate uno specialista.

Regola d’oro per gatti che vivono nello stesso ambien­te: Garantire spazio e risor­se sufficienti per tutti i gatti. Questo aiuterà i vostri gatti a vivere insieme in armo­nia.

Le risorse per un gatto sono: lettiera, ciotole di cibo e acqua (possibilmente secco separato da umido, ciotole di acqua sparse), posti per nascondersi e riposare, tiragraffi (l’ideale è metterli vicino a dove il gatto riposa, ai mici piace fare stretching dopo che si sono svegliati), zone sopraelevate, gio­chi.

Ognuna di queste risorse dovreb­be essere distribuita in posti dif­ferenti per prevenire che un gatto possa controllare un’area, cau­sando confronto indiretto e/o lotte con gli altri gatti per il possesso della stessa.

Se volete adottare un solo micio e non avete altri gatti in casa, met­tete il feliway prima di adottarlo e seguite i punti 1-4-5, questo aiuterà il micio ad ambientarsi in modo tranquillo.

 

Federica Gilberti Marangoni

Medico Veterinario

fgilbertimarangoni@enpamilano.org

 

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

I piccoli uccelli e il freddo

Category : Consigli stagionali , News

Negli ultimi anni gli inverni non sono stati molto rigidi, in particolare gli ultimi due e non lo sono stati per lunghi periodi di tempo, limitandosi soltanto a qualche sporadico breve episodio con gelate notturne o fasi di siccità.

Questo non significa che anche quello che ci stiamo preparando a vivere avrà le stesse caratteristiche in quanto il tempo è imprevedibile e, proprio per questo, risulta difficile fare previsioni meteorologiche di lunga durata.

La natura risponde comunque al cambio climatico causato dall’incedere delle stagioni, preparandosi e predisponendosi alle variazioni di luce e temperatura che dovrebbero normalmente essere come calendario vorrebbe.

Seguendo i cicli naturali molti animali vanno in letargo, altri migrano, altri ancora invece restano e vivono nello stesso territorio ma cambiando abitudini. Un esempio è il pettirosso che alle nostre latitudini dalle colline si avvicina alle pianure e alle aree urbane, dove è più facile trovare modi alternativi per scaldarsi e reperire facilmente cibo senza dover per forza migrare.

Ovviamente in questo periodo ci possono essere anche tante giornate con temperature sotto lo zero, di siccità o piuttosto con la presenza di forti e persistenti nevicate, che potrebbero creare serie difficoltà alla fauna selvatica nel riuscire a trovare cibo e acqua.

Queste difficoltà colpiscono in particolare i piccoli uccelli che in queste condizioni difficili si trovano a patire maggiormente i rigori stagionali, essendo molto più vulnerabili al freddo e spendendo molte energie per il mantenimento della temperatura corporea.

Non sono stati rari i casi in passato nei quali gli operatori di ENPA sono stati chiamati per soccorrere uccelli che per trovare tepore e a volte anche cibo sono entrati in grandi magazzini, supermercati o grossi capannoni senza però riuscire più a trovare la via di fuga.

Per questo nei periodi invernali consigliamo ai nostri sostenitori di pensare anche agli animali che potrebbero avere più necessità di trovare acqua o cibo, predisponendo sui propri terrazzi, balconi, davanzali o giardini, dei punti di ristoro per i piccoli uccelli con alimenti calorici (noci, nocciole, margarina impastata con semi) e un recipiente con dell’acqua, controllando di tanto in tanto che non ghiacci (un pezzo di legno posto all’interno del recipiente può rallentare la formazione del ghiaccio).

In molti negozi e sulla rete potrete trovare in vendita piccole mangiatoie realizzate appositamente per l’alimentazione soprattutto degli uccelli selvatici (ad esempio scriccioli e cince, merli e pettirossi) dove poter mettere frutta molto matura, frutta secca, bacche e semi di vario tipo. Senza dimenticare le palle di grasso e frutta secca che sono normalmente vendute ma che possono essere anche realizzate in casa con poca fatica, seguendo la pratica ricetta che trovate a fondo pagina.

La “buona azione”, diventa ancora più interessante ed educativa se a preparare il cibo e a predisporre le mangiatoie saranno i nostri bambini, che oltre a divertirsi potranno iniziare ad avvicinarsi agli animali, apprezzando così maggiormente le “magie” della natura.

 PALLA DI BABBALU’

Come promesso vi spieghiamo come è possibile realizzare la cosiddetta “Palla di Babbalù”, un composto fatto con 100 grammi di margarina, 70 grammi di farina 00 o farina gialla, uva sultanina a piacere, un pugno di semi misti, frutta secca a pezzetti, briciole di dolci. Dopo aver mescolato e amalgamato il tutto sarà sufficiente prendere un vaso vuoto dello yogurt, adagiarci all’interno una reticella, tipo quella che contiene i limoni e le arance, versare il composto, chiudere la rete e metterlo in frigorifero. Dopo due ore sarà sufficiente estrarlo dal vasetto tirando la retina ed appenderlo vicino ad una pianta o a un posatoio dove gli animali lo possano raggiungere. Questa leccornia sarà fonte di  di grasso e di proteine, servendo agli uccelli per trovare le componenti energetiche necessarie al loro nutrimento e al mantenimento della propria temperatura corporea.

Tratto dall’edizione di dicembre 2016 di “Fauna”

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

Informazioni sulla consegna di animali randagi o selvatici alla Sezione

Category : Animali selvatici

Quando un cittadino consegna alla nostra Sezione un animale che ha raccolto ferito, malato o in una situazione di estremo pericolo, spesso ci vengono rivolte delle domande legittime su quale sarà la sorte del malcapitato. Purtroppo non sempre riusciamo a dare tutte le risposte che si desidererebbe avere, specialmente nel periodo primavera/estate, quando aumenta esponenzialmente il numero di animali soccorsi. Ecco quindi alcune informazioni e indicazioni che potranno esservi d’aiuto per saperne di più sul futuro dell’animale.

Cosa succederà adesso all’animale che ho consegnato?

L’animale, appena dopo il ritiro, è immediatamente trasferito in una specifica sala visite dove un medico veterinario, nel minor tempo possibile, lo sottopone a una completa visita clinica. Strutturata su circa 250 metri quadri, la nostra Clinica ha quattro sale visita (di cui una riservata agli animali soccorsi e in degenza), un’area di radiologia, un blocco chirurgico composto da due sale chirurgiche e un locale di preparazione e sterilizzazione oltre a un laboratorio analisi. Riceviamo ogni anno circa 1900 animali di cui 1400 selvatici e abbiamo quindi maturato una forte esperienza, che riteniamo importante, su un vastissimo numero di specie riuscendo a fornire un servizio medico estremamente qualificato.
Se dalla visita clinica risulta che l’animale debba essere sottoposto a una terapia, viene trasferito in uno dei nostri reparti di degenza. I reparti, collocati sui diversi piani della nostra palazzina, sono illuminati naturalmente e condizionati estate/inverno. Un impianto centralizzato di estrazione dell’aria consente un ricambio perfetto in ogni area. All’interno di questi reparti l’animale verrà accudito dai nostri volontari per quanto riguarda gli interventi di base, l’alimentazione e le pulizie mentre i medici veterinari si occuperanno delle terapie più specifiche sino al completo ristabilimento.

Cosa accade quando è finito il periodo di degenza?

Se si tratta di un animale selvatico, verrà semplicemente liberato in natura, se le sue condizioni definitive sono compatibili con la vita allo stato naturale. Se invece si tratta di un gatto randagio, si svolgerà una valutazione congiunta tra il personale veterinario e lo staff che gestisce le adozioni per valutare se sussistono le condizioni di sicurezza per rimettere l’animale nel luogo ove è stato trovato o se il gatto dovrà essere messo in adozione. Si tratta di una scelta che viene fatta in funzione di molti parametri, come il luogo di rinvenimento, lo stato della colonia eventualmente presente in quel territorio, la presenza di un riferimento per l’alimentazione degli animali, la patologia dell’animale, la sua età, l’indole, eventuali deficit, ecc.: è quindi molto difficile poter fare una particolare previsione al momento dell’ingresso.
Per quanto riguarda l’adozione dei gatti e di altri animali vissuti in cattività, vi informiamo che le nostre modalità di selezione dei richiedenti sono estremamente selettive e che l’intero processo è stato standardizzato per garantire le migliori condizioni di collocamento possibili per ogni animale. Per ulteriori informazioni vi invitiamo a consultare l’apposita area del nostro sito web.

Ce la farà? Quante probabilità ha di sopravvivere?

Al momento esatto del ritiro dell’animale non siamo in grado di potervi dare informazioni precise perché questa valutazione può essere compiuta soltanto dal personale medico veterinario dopo gli accertamenti necessari. Ci sono però alcune considerazioni di carattere generale di cui vogliamo rendervi partecipi che vi aiuteranno a inquadrare meglio la situazione.

  • Se si tratta di un gatto randagio, è necessaria un’indagine clinica spesso lunga e accurata per comprendere con precisione lo stato di salute reale dell’animale. Molte patologie infettive virali sono ormai estremamente diffuse tra i gatti randagi e questo comporta spesso che, in animali in cui i sintomi apparenti non sembrano essere gravi, spesso si rilevino malattie pericolose, in stato avanzato e talvolta incurabili. In particolare gli animali di giovanissima età possono essere facilmente vitti e di gravi patologie infettive che ne possono causare il decesso improvviso in poco tempo.
  • Se si tratta di un animale selvatico, la difficoltà di poter definire immediatamente una prognosi è altissima. La diagnosi nelle specie selvatiche è spesso estremamente complessa e, alla patologia, si associa sempre l’effetto, incalcolabile, dello stress provocato dalla cattura e dal maneggiamento dell’animale, che può provocare danni seri e irreparabili. Se poi si tratta di neonati orfani, la difficoltà di procedere a un loro completo recupero è sempre molto alta. Il fatto di riuscire a catturare facilmente l’animale è già indice di una situazione di stress e abbattimento molto alta, perché nessun animale selvatico gradisce essere preso e maneggiato dall’uomo. Oltre a ciò va tenuto in considerazione il fatto che molto spesso i nidiacei orfani che avete trovato sarebbero stati naturalmente destinati a non sopravvivere per una loro congenita debolezza (in molte specie quasi il 50% della nidiata non raggiunge la fine dello svezzamento). Trovare un animale selvatico in difficoltà è un evento che molto spesso è del tutto naturale; noi saremo in grado di intervenire e di portare le migliori cure possibili ma è importante che voi condividiate con noi la consapevolezza sin dall’inizio che si tratta di un percorso complesso e spesso sfortunato.

Queste considerazioni non vi devono spingere a pensare che non venga fatto sempre tutto il possibile sia dal personale medico veterinario che dai volontari per garantire la migliore degenza possibile e la risoluzione del problema. ENPA non fa alcun tipo di distinzione tra specie rare o comuni e nella nostra Sezione il più comune piccione riceve le stesse cure e attenzioni del rapace in via di estinzione.
In caso le nostre strutture non siano in grado di garantire una idonea degenza agli animali selvatici consegnati, questi verranno trasferiti dopo le prime cure presso il Centro di Recupero Animali Selvatici del WWF Bosco di Vanzago, con il quale collaboriamo da molti anni.

Come posso avere informazioni sul suo stato di salute?

Nel periodo di primavera/estate, a seguito dell’elevatissimo numero di animali selvatici consegnati ogni giorno presso la nostra sede, non siamo purtroppo in grado di fornire ai cittadini soccorritori e segnalanti delle notizie sulla salute degli animali, anche perché, quasi tutti i selvatici consegnati, dopo le prime cure vengono trasportati al C.R.A.S. di Vanzago. Ci rendiamo conto del legittimo desiderio di avere delle informazioni sullo stato di salute degli animali soccorsi ma, purtroppo, il grande numero di animali ci impedisce di poter dedicare tempo a questo tipo di attività. Inoltre molti animali, come ad esempio i rondoni, sono stabulati in strutture comuni ed è quasi impossibile riconoscere il soggetto consegnato.
Siamo certi che comprenderete come sia molto più importante accudire con attenzione gli animali, non facendogli mancare attenzioni, cibo e cure, piuttosto che impiegare il poco tempo che abbiamo in questo periodo a fornire informazioni. Il benessere degli animali viene prima di tutto e sarete d’accordo con noi su questo. Vi ringraziamo comunque per la vostra attenzione e la vostra sensibilità e vi rassicuriamo sul fatto che per ogni singolo animale sarà fatto tutto il possibile per garantire il suo benessere.

Posso tornare in sede per vedere come sta?

Non possiamo portare i cittadini che lo desiderano in visita ai nostri reparti, perché le regole igieniche e di sicurezza ce lo vietano. Per evitare la diffusione di patologie infettive, nella grande maggioranza dei preparai di degenza gli operatori devono vestire camici, calzari e indossare guanti in latrice. Comprenderete quindi che non possiamo organizzare la presenza del pubblico nei reparti e pertanto vi preghiamo di non chiederci strappi alla regola, perché non possiamo farne.

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

Come difendere dal freddo i nostri animali?

La domanda che spesso ci viene posta è se il gatto e il cane “soffrono” il freddo: ebbene, la risposta è sì. Può sembrare strano che il cane, derivante dal lupo, e il gatto facente parte della famiglia dei felini, cui appartiene anche il leone, possano essere così delicati, ma è proprio così. In realtà il fattore che crea più problemi è l’esposizione a continue differenze di temperatura: gli sbalzi termici, infatti, nuocciono ai nostri animali quando, ad esempio, in inverno si trovano a passare da appartamenti riscaldati a 20/22°C all’esterno con temperature di 0/4°C. Per questo motivo, con sempre maggior frequenza, i medici veterinari durante il periodo autunno/inverno, visitano animali con patologie respiratorie (laringotracheiti, riniti, bronchiti, etc.).

Come possiamo aiutarli preventivamente?

Nel cane potrebbe essere utile, al momento della passeggiata, farlo abituare gradualmente alle differenze di temperatura, trattenendosi qualche minuto in un ambiente meno caldo di casa come, ad esempio, può essere l’androne di un palazzo. Un altro importante consiglio è quello di coprire i nostri cani, specie se di piccola taglia o a pelo raso, con dei cappottini e asciugarli, dopo una passeggiata durante una giornata piovosa.

Nel gatto invece il consiglio più importante è quello di umidificare l’appartamento quando si accendono i riscaldamenti: i gatti soffrono molto se l’ambiente di casa è troppo asciutto. Questo fattore sembra essere alla base della loro frequente attitudine ad avere patologie bronchiali, su base asmatica, perché poco tollerano la polvere sprigionata dai caloriferi e la secchezza dell’aria causata dai sistemi di riscaldamento, specie se funzionanti a circolazione d’aria. Un altro consiglio utile è di evitare di farli soggiornare su terrazzi nei momenti più freddi della giornata e ricordare che è sempre fondamentale segnalare al veterinario i primi sintomi sospetti quali starnuti, scolo nasale e oculare, tosse, deglutizioni ripetute, riduzione dell’appetito, aumento della sete.

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

Soccorso ai piccoli di specie selvatica: quando intervenire

Category : Animali selvatici

Un animale ferito ha sempre bisogno di aiuto. Ma quando troviamo un uccellino, un riccio o un altro “selvatico” che ci sembra in difficoltà non sempre la cosa migliore da fare è raccoglierlo per prestargli soccorso. La natura segue regole che a volte possiamo interpretare erroneamente e che ci possono fare agire con modalità che potrebbero causare più danni che benefici.

Per questo abbiamo preparato questa sezione che spiega cosa fare o non fare per comportarsi correttamente nell’interesse dell’animale stesso.

E.N.P.A. Milano presta soccorso a centinaia di “selvatici” ogni anno e tra le sue priorità c’è anche quella di dare una corretta informazione che aiuti a tutelare il mondo animale.

Per aiutare a capire come valutare velocemente se l’animale trovato è davvero in difficoltà, troverai qui uno schema generale che ci propone delle domande chiavi alle quali dobbiamo rispondere prima di agire.

Solo dopo aver fatto queste valutazioni sarà possibile prendere una decisione consapevole, partendo dal presupposto che la raccolta di un selvatico deve essere l’ultima opzione possibile, mai la prima.

Per approfondire maggiormente l’argomento scarica la presentazione.

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

Come proteggere i pet dalle alte temperature

A patire la canicola non sono soltanto gli uomini ma anche gli animali. Cani e gatti non “sudano” come noi e, per abbassare la loro temperatura corporea (già normalmente intorno ai 38,5°), aumentano i ritmi respiratori. Pertanto gli si deve sempre garantire un luogo ombreggiato e ventilato, acqua fresca, cibo leggero e facile da digerire.

Ecco allora alcune semplici regole per garantire un’estate serena anche ai nostri cari animali:

1) Non “dimenticare” mai un animale incustodito dentro l’auto: in questo periodo la temperatura interna dell’abitacolo sale rapidamente, anche con i finestrini aperti, e può raggiungere fino a 70°. Lasciarli nell’abitacolo dunque è una disattenzione che può condannarli a morte.

2) Se si dovesse notare un animale chiuso all’interno di un’automobile prestare attenzione ai sintomi di un colpo di calore (problemi di respirazione, spossatezza generalizzata). In questi casi un intervento immediato può salvargli la vita: se non si riuscisse a rintracciare il proprietario dell’autovettura, chiamare subito le forze dell’ordine chiedendo di far intervenire un carro attrezzi per spostare l’auto all’ombra. Fino al loro arrivo, è necessario abbassare la temperatura interna: bagnando la carrozzeria dell’auto, versando dell’acqua all’interno dei finestrini nel caso non fossero completamente chiusi per bagnare l’animale o farlo bere, sistemando giornali, teli o cartoni sul parabrezza e sui finestrini. In casi estremi è accaduto che cittadini abbiano rotto il finestrino dell’automobile per soccorrere il quattrozampe ed evitargli una morte certa. In queste circostanze l’ENPA, considerando come prevalente la salvezza dell’animale, offre il proprio sostegno legale.

3) In caso di ipertermia (la pelle scotta, l’animale barcolla o ha difficoltà a respirare) è necessario abbassare la temperatura all’animale bagnandolo con acqua fresca e applicando nell’interno coscia i siberini (i contenitori quadrati che contengono acqua ghiacciata e che vengono usati per tenere bassa la temperature dei frigoriferi portatili) coperti con una busta o con del tessuto per evitare di ferire la pelle dei quattrozampe.

4) Non costringere i cani a sforzi eccessivi. Sono assolutamente da evitare le passeggiate nelle ore più calde della giornata: oltre al colpo di calore, l’animale può scottarsi le zampe sull’asfalto arroventato. E’ consigliabile portare con sé una bottiglietta di acqua e una ciotola. Da evitare anche le gare o le attività sportive.

5) Anche i pet sono soggetti alle scottature solari. È possibile proteggerli applicando una crema solare ad alta protezione alle estremità bianche e sulle punte delle orecchie prima di farli uscire.

6) Per i pesciolini: l’ENPA ricorda che obbligare questi animali a vivere in un acquario significa infliggere loro inutili sofferenze. Tuttavia, chi dovesse possedere un acquario non dovrebbe esporlo al sole diretto. E’ inoltre importante cambiare l’acqua regolarmente avendo cura di togliere le alghe che si formano. Chi avesse un laghetto in giardino deve riempirlo regolarmente per compensare l’acqua che evapora e sostituire così l’ossigeno perso. Lo stesso vale per canarini e criceti che non dovrebbero essere costretti alla cattività e che, comunque, non dovrebbero mai essere lasciati sul balcone al sole diretto; le gabbiette vanno posizionate in un luogo fresco, arieggiato e ombreggiato.

7) Attenzione ai parassiti. Meglio applicare preventivamente un antiparassitario adatto alla specie e alla taglia: alcuni prodotti per cani possono essere letali per i gatti. Per i cani è fondamentale prevenire le punture dei flebotomi (sono simili alle zanzare) che possono trasmettere la leishmaniosi. In commercio sono disponibili anche preparati a base di olio di Neem, potente disinfettante e antiparassitario, che non presenta alcuna controindicazione anche per i soggetti più sensibili.

8) Allarme parassiti anche per i conigli e le cavie. In questo caso è necessario ispezionare attentamente ogni giorno l’animale per verificare l’eventuale presenza di uova di mosche sul pelo (infestano anche i cani), tenere pulito il luogo in cui vivono e cambiare almeno due giorni alla settimana la lettiera o il fondo.

In caso di dubbi è consigliabile consultare il proprio veterinario di fiducia. Le oltre 150 sezioni ENPA presenti sul territorio nazionale sono comunque a disposizione con ulteriori consigli e indicazioni.

(documento pubblicato nelle news di ENPA – 17 giugno 2013)

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

Gatti e bimbi

Category : Consigli per gatti

Innanzitutto è necessario identificare il quadro famigliare e valutare se effettivamente l’inserimento di un gatto sia la scelta migliore per il tipo di famiglia e allo stile di vita che questa conduce.

I gatti sono animali molto sensibili e molto legati alla casa; situazioni famigliari non stabili o continui cambiamenti potrebbero stressare l’animale e portarlo ad avere atteggiamenti sbagliati come urinare in casa al di fuori della lettiera o interagire nel modo sbagliato con i vari componenti della famiglia.

Il voler soddisfare la richiesta di un bambino di avere un animale non può essere un motivo sufficiente per adottarne uno. Prima di accogliere in casa il nuovo componente a quattro zampe e quindi accontentare la richiesta del bimbo, i genitori devono essere a conoscenza di cosa comporta realmente avere un animale e delle sue necessità, l’impegno richiesto da parte di tutti i componenti della famiglia, i costi di gestione, il tempo da dedicare qualora l’animale di ammalasse, ecc.

Se i genitori per esempio sono assenti tutto il giorno, non è bene prendere un gattino se il bimbo è troppo piccolo, perché la corretta interazione tra gatto e bimbo deve sempre essere sotto la supervisione di un genitore. Inoltre ricordate che non sarà un gatto a colmare il vuoto creato dalla assenza dei genitori. Il motivo per cui insistiamo nello sconsigliarvi di prendere un gatto cucciolo con un bambino piccolo è perché (a meno che il bambino sia veramente molto calmo e tranquillo e i genitori abbiano una pazienza infinita) spiegare a un bambino piccolo il corretto modo di giocare con un gatto è impresa assai ardua.

L’irruenza, l’imprevedibilità e le energie giustamente smisurate di un bimbo non sono atteggiamenti particolarmente graditi ai felini. Inoltre, il modo di giocare dei gatti è molto violento e concitato in quanto consiste nel predare qualcosa, che sia una pallina o qualsiasi altro piccolo oggetto. Il bambino dovrà pertanto imparare, grazie all’aiuto dei genitori, come ci si deve comportare con un gatto quando questo vuole giocare e come farlo giocare. Contrariamente, ne ricaverà solo graffi e morsicature.

Solo identificando e rispettando quando il gatto vuole giocare, essere coccolato o lasciato tranquillo si potrà instaurare un bel rapporto tra il bimbo e il gatto. Chiedere a un bambino molto piccolo tali attenzioni è chiedergli troppo, forse meglio aspettare quando sarà più grande e responsabile.

 

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

Episodi di aggressività

Category : Consigli per gatti

Quando un gatto domestico ha atteggiamenti aggressivi verso le persone è necessario innanzitutto capire cosa lo abbia portato ad attaccare e a reagire in questo modo, perché attribuire questo atteggiamento a una forma non meglio precisata di “pazzia” è ovviamente sbagliato.
Qualsiasi animale, se impossibilitato a scappare e impaurito, attaccherà per autodifesa. Nel nostro caso la reazione aggressiva potrebbe essere causata da diverse ragioni.

L’autodifesa di un gatto spaventato o disturbato da qualcosa
Cosa può spaventare molto un gatto? Un rumore improvviso, magari mai sentito finora. Ad esempio: una sirena d’ambulanza, il rumore di un trapano, il pianto o l’urlo di un bambino potrebbero scatenare reazioni di aggressività.

I gatti hanno un udito molto più sviluppato del nostro e sono molto sensibili da questo punto di vista. Quando un gatto si spaventa, evitate di prenderlo in braccio per cercare di rassicurarlo perché ricavereste solo graffi, morsicature e potreste essere attaccati seriamente. Il volerlo rassicurare tenendolo in braccio costringe il gatto all’immobilità, impedendogli qualunque via di fuga da ciò che per lui in quel momento è fonte di pericolo.

L’intervento migliore sul gatto in queste circostanze è dargli la possibilità di andarsi a nascondere in un luogo tranquillo, come peraltro farebbe in natura, per trovare conforto e sicurezza. Una volta eliminata la fonte di disturbo, l’animale riacquisterà fiducia e uscirà dal nascondiglio scelto. A questo punto, per rassicurarlo ulteriormente, fornire del cibo può essere saggio.

L’autodifesa di un gatto sottoposto allo stress di una gestione sbagliata
Come evitare una condizione di stress al gatto? Costruendo il contesto più equilibrato possibile, vale a dire:

  • corretta interrelazione con i vari componenti della famiglia, rinforzando il rapporto tra uomo e animale durante quelle attività che per il gatto sono altamente gratificanti, come quando gli si offre del cibo, durante le attività ludiche o di scambio di coccole nei momenti di relax;
  • corretta interrelazione con l’ambiente, dando la possibilità al gatto di crearsi dei propri luoghi di sicurezza dove potersene stare tranquillo (ad esempio posizionando cucce sopra ad armadi, mensole o luoghi appartati); rispettando le esigenze etologiche che si esprimono con il saltare su mobili o mensole sopraelevate o col farsi le unghie per “firmare” la proprietà del territorio; rispettando le fasi di attività di riposo e di gioco del gatto, facendolo giocare con palline, giochi appesi o topolini in pezza quando richiesto; quando invece è tranquillo e rilassato, coccolandolo delicatamente.

Il risultato dell’aver fatto associare al gatto nel tempo, tramite il gioco, la nostra persona (mani e piedi) ad un oggetto da attaccare
Il modo di giocare dei gatti è molto irruente perché richiama la caccia ad una preda. Fino a quando le finte prede che il gatto deve cacciare sono palline, topolini in pezza o altri oggetti non nascono problemi ma quando si inizia a far giocare il proprio gatto con le nostre mani o con i piedi, indirettamente gli si sta insegnando ad associarci ad una preda.

Non ci si deve quindi stupire se poi il gatto ci tenderà un agguato saltandoci addosso ad esempio mentre stiamo dormendo. Se si arriva a questo punto, avremo probabilmente compromesso il corretto modo di relazionarci con lui perché l’animale ha ormai creato una collegamento tra noi e le prede da cacciare.

In sintesi quindi, utilizzare le nostre mani per far giocare il nostro gatto potrebbe equivalere a far giocare un bambino con dei coltelli: il rischio che col tempo ci si faccia male è alto. Meglio usare giochi adeguati e non correre rischi inutili.

Anche coccolare molto energicamente un gatto può scatenare questo tipo di aggressività perché l’animale si sovreccita e tende a graffiare e mordere. Il gatto deve associare le nostre mani a una rilassante fonte di coccole e grattamenti.

Ricordiamo comunque che ogni caso di aggressività deve essere analizzato nella sua specificità e se un serio problema di aggressività persiste è necessario rivolgersi a validi terapisti comportamentali per identificare la causa e ricostruire una corretta relazione.

 

Se ti è piaciuto questo post condividilo con i tuoi amici!

Facebook

Twitter

Archivio notizie

Iscriviti alla Newsletter

Cerca